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ultimo aggiornamento 23/06/2020

Il teatro come missione, l’umorismo per arrivare a tutti: Michele La Ginestra, da Campanile in oratorio al Teatro 7

Direttore di teatro, attore, autore: il genio di Michele La Ginestra racconta Campanile

Intervista a cura di Rocco Della Corte




Fondatore del Teatro 7, che da più di venti anni è un punto di riferimento culturale per tutta Roma e non solo, Michele La Ginestra è un autentico interprete dell’umorismo. Lo ritiene la chiave per arrivare al pubblico, di ogni ordine e grado, in modo efficace anche con i messaggi più impegnativi. Avvocato con la passione per la recitazione, agli inizi di questo mestiere fu proprio Achille Campanile l’autore più rappresentato insieme ai ragazzi dell’oratorio che frequentava.

Michele La Ginestra, il suo interesse per il teatro nasce sin da giovane quando ha iniziato a lavorare ad alcune commedie. C’è stato qualcosa nella sua vita che ha fatto scattare questa vis creativa?

L’interesse nasce da giovanissimo, perché ti accorgi di avere una capacità di intrattenere gli altri spontanea, naturale e cerchi quindi di metterla al servizio di qualcosa di più importante. Il piacere di stare insieme agli altri nella preparazione di uno spettacolo era inoltre un buon modo di condividere un progetto comune e provare a manifestare una parte di sé che spesso nella vita quotidiana si cerca di mascherare. Con il teatro si poteva invece esercitare…

Ha lavorato sia al cinema, sia in televisione che, naturalmente, in teatro. Quale forma di recitazione è più adatta alle sue caratteristiche, professionali e caratteriali?

Ovviamente il teatro, fa parte del mio modo di essere e della mia vita. L’ho vissuto in tutte le sue sfaccettature, iniziando in parrocchia e inventandomi poi a 19 anni regista senza averlo mai fatto. Ho costruito le scene, le luci, tirando fuori spettacoli dal nulla cercando di modificare i classici con nuovi testi. Fino all’esperienza del teatro 7. Il teatro 7 è un figlio che ti sei costruito a immagine e somiglianza. Altro non è che il salone parrocchiale dove abbiamo iniziato a recitare. C’era questo palcoscenico di cemento armato, poi lo abbiamo allungato, abbiamo messo i tendaggi. Così sono riuscito a conquistare il parroco e gli ho proposto di ristrutturarlo per farlo diventare un teatro vero. Portavamo avanti un progetto di volontariato per coinvolgere i ragazzi con gli spettacoli teatrali togliendoli dalla strada e insegnando loro a conoscere meglio se stessi: anche il parroco si è convinto che questa educazione umana per così dire “alternativa” potesse essere importante. Chiamai tutti gli amici, da Massimiliano Bruno a Sergio Zecca, e da quel momento non ci siamo più fermati. Devo dire che siamo stati fortunati e anche distaccati da altre problematiche economiche.

Proprio il Teatro 7, da lei diretto, è una fucina di talenti e mostra una grande attenzione ad un genere particolare, quello umoristico. Quali sono i pregi del teatro umoristico che lo distinguono dalle altre forme?

Il pregio del teatro umoristico è quello di saper conquistare subito il pubblico. Se fai ridere le persone conquisti la loro fiducia e puoi affrontare temi più importanti. Anche un messaggio “di alto livello” può arrivare direttamente ed essere ascoltato dai più semplici se glielo rendi fruibile, attraverso un sorriso, una risata, un dialetto o una cadenza. Non per forza i discorsi importanti devono essere fatti con una voce impostata e questo stile ha contraddistinto il Teatro 7, così come i miei one man show in cui c’è questa chiave. Si cerca una risata ricercata, certamente, ma chi è abituato a ridere in modo semplice mi segue anche su questa strada. Il teatro umoristico è sempre stato vincente.

Achille Campanile è stato uno dei grandi del Teatro del Novecento. Quando ha incontrato per la prima volta la sua scrittura e quale impressione ha avuto leggendo i suoi testi, le sue didascalie, la caratterizzazione dei suoi personaggi?

Lo abbiamo conosciuto all’inizio a teatro, i primi spettacoli messi in scena con le compagnie erano di Campanile. Ed era un buon modo di fare umorismo, sempre un umorismo garbato, che raggiungeva il nonsense e lo stile che a me piace, è una forma di futurismo. C’era qualcosa che mi incuriosiva in Campanile. A tratti raggiungeva un umorismo inglese, anglosassone, con l’essenza massima dell’humour e mi piaceva poter sfruttare questa sua capacità. Riguardo ai personaggi, direi che raccontava l’umanità intorno a noi e riusciva a far ridere anche di situazioni drammatiche.

Qual è l’opera di Campanile che, da addetto ai lavori, le piacerebbe mettere in scena e perché?

“Il povero Piero”, perché si occupa di un argomento che distrugge l’umanità come la morte e lo fa sdrammatizzando.

Quali sono le differenze maggiori, nel teatro contemporaneo, tra registro comico e registro umoristico, considerando anche il diverso modo di trattare temi e argomenti?

L’umorismo mette a disposizione un racconto di una realtà dal punto di vista divertente, però tutto ciò che è ridicolo viene evidenziato senza assumere una posizione divertita, è un raccontare la situazione e basta. Il comico spesso e volentieri trascende, arriva a beffarsi delle difficoltà, può essere volgare. L’umorismo è più sottile. Mi piacerebbe riuscire a conquistare il pubblico con le armi messe a disposizione dall’umorismo oppure edulcorare il registro comico affinché non ci sia più nessun discrimine e nessuna frattura tra umorismo e comicità, e con questo metodo affrontare tutti i temi possibili della nostra quotidianità che sono quelli che più interessano al pubblico. L’inversione della situazione normale affrontata attraverso il racconto sdrammatizzato rende accettabile il discorso più scabroso, anche quello relativo alla sofferenza, alla malattia, alla morte. Il compito dell’autore brillante è questo, e personalmente è la chiave che ho scelto per portare avanti la professione: donare attraverso l’arte un messaggio di speranza.

Intervista esclusiva a cura di Rocco Della Corte – Responsabile Ufficio Stampa e Comitato Scientifico “Campaniliana” – Rassegna Nazionale di Teatro & Letteratura – www.campaniliana.it. Si ringrazia Michele La Ginestra per la disponibilità e la gentilezza.